Questione di registro

Ovvio, non parlo della micidiale arma che ogni prof tiene a portata di mano. Voglio parlare, come dice il De Mauro, del grado, livello espressivo normalmente proprio di un modo di parlare o di scrivere.
Gli atti, non sono indifferenti al contesto. Se io cucino un uovo al tegamino a casa mia, all’ora di pranzo, non c’è nulla di strano, ma, se lo facessi in classe, durante la lezione sulla deduzione trascendentale delle categorie, sareste tentati di chiamare l’ambulanza. Eppure il gesto sarebbe lo stesso.
Vale anche per le parole: dette in compagnia, tra gli amici, hanno un senso, scritte nel blog della scuola (non in un blog personale) ne hanno un altro. Lo sfogo di un momento rischia di rimanere per secoli nel web, se non altro nella cache di google. Pensiamoci.
Per ora niente censure: lo spazio che WordPress riserva alle parole proibite rimane vuoto perché anche certe parole possono qualche volta avere un alto valore espressivo, ma soltanto quando non c’è altro mezzo per esprimere una santa indignazione di fronte all’ingiustizia. Se, al contrario, vengono usate per gratuiti insulti tra compagni di scuola, avviliscono chi le usa ed offendono tutti.

2 commenti su “Questione di registro”

  1. Giustissimo… bisogna saper dosare le parole…
    purtroppo ho letto cose scritte con molta leggerezza anche se, talvolta, in buona fede…

    Eheh… Mi mancavano i suoi esempi “strampalati”: le uova al tegamino solo lei poteva citarle!
    Memorabili anche il fuoco!

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