Nell’ultima fase dell’assemblea d’istituto gli studenti si sono interrogati su quale sia il metodo più efficace per opporsi a provvedimenti ritenuti ingiusti. Personalmente trovo che la risposta sia insita nei principi democratici: solo l’opinione pubblica può ostacolare qualsiasi tipo di azione politica e pertanto dobbiamo difendere il concetto secondo cui uno stato è veramente libero solo quando i cittadini fruiscono di un’informazione libera.
A questo proposito ho voluto porre all’attenzione del blog un documento di cui ho preso visione durante una ricerca dei contenuti della riforma Gelmini e della legge 133. Queste norme e altri punti programmatici del governo (che lascio a un’indagine individuale) sembrano infatti delineare una situazione particolarmente aderente a quella descritta da un illustre Italiano, in un suo discorso del 1950.
Il personaggio citato è Piero Calamandrei, professore durante il fascismo, uno dei pochi a non avere ne chiedere mai la tessera del partito. Fondò il Partito d’Azione e fu membro della consulta. Quella stessa consulta in cui oggi viene oltraggiosamente nominato Pecorella: avvocato del presidente del consiglio accusato di favoreggiamento per la strage di Piazza della Loggia.
L’ipotesi di Calamandrei.
“Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura.
Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica,intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole , perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi,come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili,si studia meno e si riesce meglio. così la scuola privata diventa una scuola privilegiata.
Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare prevalenza alle scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico.”
Piero Calamandrei
Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III congresso dell’Associazione a Difesa della Scuola Nazionale, a Roma l’11 febbraio 1950
Vi saluto invitandovi a commentare e con l’auspicio che abbiate ora un elemento in più per constatare questo: quando uno si informa è molto più difficile prenderlo in giro.
Marco Milza
stessa cosa è stata scritta prima di te da OVER 50 su il post “mettiamoci al lavoro” meglio informarsi prima…
scusami per la gaf ma non era prevedibile che quell’articolo avesse ricevuto quel tipo di commento. Ti posso comunque asssicurare che la fonte del trafiletto è esterna al blog e che non è stato quindi copiato. Il fatto è di per se molto positivo, vuol dire che anche questo tipo di notizie circolano, la qual cosa era proprio il mio obbiettivo.
hai fatto bene a sottolinearlo, pazienza se era stato scritto in precendenza, è importante che tutti sappiano cosa sta succedendo, Marco per me hai fatto bene complimenti!
Luca Pallavidino
secondo me hai fatto bene a scriverlo marco, su un post lo possono vedere tutti su un commento lo possono vedere soltanto chi legge il post, non lo cancellare.
Joaquin R. Ponce De Leon
voglio fare una puntualizzazione: lo Stato non concede denaro pubblico direttamente alle scuole private, bensì fornisce aiuti economici agli studenti che le frequentano, il che è leggermente diverso (anche se ingiusto).
Inoltre non credo che lo Stato italiano sia caduto così in basso da voler “demolire” la scuola pubblica: sono necessari dei tagli, che vengono effettuatuati in vari settori, dove gli sprechi paiono evidenti. Ciò non vuol dire che io approvi i decreti 133 e 137, che di per sè sono delle mostruosità, poichè su un argomento importante come l’educazione del popolo non avverrà una discussione in parlamento: i senatori, rappresentanti del popolo, non avranno modo di discutere la legge. E’ democrazia questa?
Tutti noi speriamo che “lo stato Italiano non sia caduto così in basso”, si tratta di un ipotesi che si avvolora in considerazione degli eventi: il financial times scrive che il premier italiano riceve da televisioni e molti giornali, “un’adulazione vicina ai livelli Nordcoreani”. A questo punto è legittimo chiedersi quale sarà il prossimo passo della politica del consenso.
UN’IPOTESI.
scusate la svista