25 ANNI: “NOZZE D’ARGENTO” CON ROZZANO

Il 6 ottobre 1983, un giovane precario poco più che trentenne si recò alla scuola media di Binasco, di buon mattino, per tenervi la prima ora di lezione. Aprì il cassetto ma non vi trovò il registro, che vide subito dopo appoggiato sul tavolo, ma nelle mani della neonominata collega “avente diritto”; fine della supplenza, licenziamento in tronco e terribile senso di frustrazione: moglie al lavoro, bimbo di un anno e mezzo da nutrire, disoccupato, salvo il benefico lavoretto pomeridiano di arrotondamento.
Il giovane precario non poté far altro che riprendere la strada di casa sulla sua moribonda FIAT 127, carica di chilometri per i lunghi tragitti imposti dalle sedi lontane dei due precedenti anni di supplenza.
Mentre guidava, gli venne improvvisamente in mente di aver ricevuto, proprio il giorno prima, una raccomandata “tassa a carico” (del precario destinatario). La estrasse dalla borsa e si recò alla scuola che l’aveva spedita: la scuola media “Eugenio Curiel” di Rozzano: dove, siccome la guerra fra poveri non conosce confini, scalzò a sua volta una supplente con minor punteggio ed entrò, quel giorno stesso, in classe: la disoccupazione era durata poco più di mezz’ora. Esiste ancora il modulo di nomina ciclostilato con l’appunto della segretaria: “il docente accetta alle ore 8.30”.
Quel giovane precario – si sarà ovviamente capito – ero io, e cominciava così, in modo del tutto casuale, il mio lavoro a Rozzano. Non potevo certo immaginare, allora, che dopo venticinque anni mi sarei provato ancora lì, dopo che nel 2001 sono stato preso dalla voglia di tornarci, stavolta come preside di ruolo, e di riprendere a sobbarcarmi un tragitto più lungo – il doppio dei chilometri – rispetto alla scuola di San Donato dove stavo prima, sollecitato dalla sfida professionale di dar vita e futuro a un istituto superiore composito, di nuova istituzione.

Via da Rozzano ero stato per otto anni, dal 1993 al 2001. Non sono pochi, e sono stati combattuti, intensi e belli. Ho fatto, modestamente, cose importanti; sono stato anche membro della Giunta Comunale di San Giuliano grazie alla fiducia del Sindaco Virginio Bordoni e grazie ai giudici di Tangentopoli, assai convincenti nel persuadere i politici di mestiere a farsi da parte e a far posto a qualche esponente della cosiddetta “società civile”.

Ma torniamo a Rozzano.
Negli anni ’80 il repentino sviluppo della Città era già dietro le spalle: la popolazione residente era passata dai 2.701 abitanti del 1951 ai 38.230 del 1981.
Nei miei anni alla “Curiel” ho visto Rozzano moltiplicare gli sforzi per “Diventare città” (questo era il titolo di una mostra del 1984 in Cascina Grande, di cui conservo gelosamente il catalogo): compito di immane difficoltà, perché si aveva a che fare con una popolazione cittadina quasi tutta composta da famiglie sradicate dai loro luoghi di origine nelle regioni meridionali, oppure espulse dalla città di Milano per l’eccessivo costo degli alloggi.
Molti (a partire dalla scuola) fecero sforzi generosi per intraprendere quell’arduo cammino.
L’amministrazione comunale guidata da Giovanni Foglia, con il recupero della “Cascina grande”, coraggiosamente affidato ad architetti e tecnici degli uffici comunali, creò un modello successivamente imitato in tanti altri comuni del sud Milano. Seppe salvaguardare la vivibilità dei quartieri di nuova costruzione, attraverso lo strumento del convenzionamento con i proprietari dei terreni edificabili.
Anche il passante più distratto è in grado oggi di confrontare gli ampi spazi verdi del quartiere ALER (allora IACP) con la meno felice situazione dei condomini più recenti, frutto di una fase successiva di sviluppo urbano. Questo più recente momento di sviluppo ha avuto l’importante funzione di modificare la composizione sociale della popolazione e di caratterizzare il territorio anche con manufatti di miglior qualità, ma purtroppo sta procedendo ancora a tappe forzate senza tener conto dei costi sociali ed economici che comporta nel lungo periodo, a fronte degli effimeri benefici finanziari realizzabili a breve.

Nonostante le sue contraddizioni, criticità e difficoltà (o – forse – proprio per la loro presenza), Rozzano sa farsi amare. Ho conosciuto, lavorando qui, molti colleghi insegnanti o dirigenti che nel legame con questa Città hanno trovato una ragione in più per il loro impegno professionale, in tutti i livelli di scuola, perché il vero professionista si riconosce di fronte agli impegni più difficili: come quello di contribuire al successo formativo in un contesto ambientale caratterizzato da grande complessità. E grazie a questo difficile lavoro sul campo alcuni docenti, come me, hanno acquisito le esperienze e la cultura organizzativa necessarie per affrontare con successo i concorsi per la qualifica dirigenziale.

A questa Città continuerò a dedicare il mio lavoro, come preside dell’Istituto Superiore “Italo Calvino”, per consolidare i risultati già raggiunti in questi sette anni di confortanti successi: dal 2001 al 2008 siamo passati da 715 a 1206 Studenti iscritti, offrendo nel territorio una risposta sempre più significativa, dal punto di vista qualitativo e quantitativo, a una domanda di istruzione e di cultura sempre più consapevole ed esigente. Abbiamo aperto il liceo scientifico a Noverasco; abbiamo istituito a Rozzano il corso serale per ragionieri; inizieranno fra pochi mesi i lavori per l’ampliamento del centro scolastico di via Guido Rossa. A tutti coloro che hanno collaborato con me in questi anni per conseguire questi risultati, e soprattutto a tutti i ragazzi che hanno (chi più, chi meno) studiato nella nostra scuola, va il mio ringraziamento più vivo e riconoscente: per l’incoraggiamento che mi danno, giorno dopo giorno, a continuare in questo lavoro bello e difficile.

7 commenti su “25 ANNI: “NOZZE D’ARGENTO” CON ROZZANO”

  1. infatti…a dire il vero non sapevo questa “chicca”, ossia che Lei è preside dell’istituto da quando io e zacca siamo arrivati….bhè non posso far altro che ripetere quanto detto da ale e le faccio i migliori auguri per i prossimi anni di lavoro. 🙂

  2. Beh, i più sinceri complimenti Preside!
    Sono sicuro che darà ancora tantissimo a questa scuola…

    Domandina: ha mai pensato a quale dei professori del Calvino potrebbe prendere, un giorno molto lontano, il suo posto?
    Piccola curiosità… 😀

  3. Ringrazio per i commenti ricevuti. Sul nome del mio successore avrei le mie idee, ma è inutile esternarle perché non dipenderà da me: la presidenza non è una monarchia ereditaria.

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