Scuola: minacciare la bocciatura è reato.
«Se è ingiusta, genera forti timori e incide sulla libertà morale degli alunni».
ROMA – Il professore che minaccia la bocciatura a un alunno commette un reato. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione rilevando che per i giovani «l’ingiusta prospettazione di una bocciatura rappresenta una delle peggiori evenienze» e un simile atteggiamento del docente è «idoneo a ingenerare forti timori, incidendo sulla libertà morale» degli allievi.
CONDANNA – Per questo motivo la Cassazione ha confermato la condanna di minaccia aggravata per Marcello P., insegnante di un liceo scientifico di Vicenza, emessa dalla Corte d’appello di Venezia lo scorso 23 ottobre. Il professore aveva detto a un’alunna che «non aveva più alcuna possibilità di essere promossa» dopo che la madre della ragazza all’assemblea dei genitori aveva proposto di rimuovere il docente per la sua scorrettezza. L’insegnante, che è stato condannato anche per abuso d’ufficio in quanto dava ripetizioni private a pagamento e costringeva gli studenti a fargli regali, sosteneva che il reato di minaccia non era configurabile poiché «l’ingiusta bocciatura» non dipendeva solo dalla sua volontà, ma dall’intero collegio dei docenti».
Che ne pensate?
Marco Mordini, ex-studente Liceo Scientifico.
come al solito i mezzi di informazione non fanno altro che manipolarci.
il titolo dell’articolo non è “professore disonesto ricatta gli alunni minacciando la bocciatura”, ma “scuola: minacciare la bocciatura è reato”.
insomma siamo arrivati a una generalizzazione tramite uno slogan e, si sa, noi giovani siamo molto sensibili agli slogan.
se il messaggio che passa è questo, chissà quanti professori si ritroveranno querelati ogni giorno per qualsiasi stupidaggine. perchè la gente ci mette poco ad approfittarsene, soprattutto in questi tempi dove l’alunno fa la cazzata e il genitore, oltre a negargli un sano e robusto calcio nel culo, si schiera pure dalla sua parte. quindi penso che la condanna di questo professore sia sacrosanta, ma che in certi casi bisogna fare attenzione al peso delle parole.
Sono perfettamente d’accordo con il precedente commento: la cosa più grave di tutte è l’abuso d’ufficio ma nessuno sembra essersene accorto.
Sembra che questa generazione sia indubbiamente più “fragile” della nostra (e io ho 39 anni), dato che al liceo c’erano professori che minacciavano la bocciatura un giorno sì e l’altro pure e a nessuno di noi passava in testa neanche per sbaglio di andarlo a riferire a casa…
O forse più fragili sono quei genitori che spesso scaricano i loro sensi di colpa sulla scuola, imbarcandosi in difese d’ufficio dei loro figli (e questo al di là dell’episodio specifico), improbabili e improponibili. Ma se i veri “utenti/clienti” sono i genitori (sono loro che decidono se iscrivere un figlio in una scuola piuttosto che in un’altra), in questa “compra-vendita” gli studenti cosa rappresentano? La vera merce di scambio? C’è da interrogarsi in merito…
Maria Grazia Fiore
(docente e blogger di passaggio 🙂
Attenzione: si tratta di un caso ben specifico, di un docente che si era contraddistinto per molteplici comportamenti scorretti. Come al solito i titoli di giornale sono generici e fuorvianti.