Intervento del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano
Roma, 1° Maggio 2008
Non manchiamo mai di rendere omaggio, com’è giusto, a chi è caduto per difendere la patria e i suoi valori democratici, a chi è caduto per portare la pace dove sanguinosi conflitti distruggono troppe vite umane. Oggi onoriamo con questo monumento chi cade per lavorare, chi rischia la morte per poter sopravvivere, per provvedere alle necessità della propria famiglia, per contribuire con il proprio lavoro al benessere comune.
La scelta di questa opera non è casuale. L’autore Vincenzo Vela è uno scultore, nato in Ticino, vissuto a lungo in Italia, un patriota impegnato per l’indipendenza nazionale italiana. In prossimità dell’anniversario dei 150 anni del nostro Stato unitario, dobbiamo ricordare con riconoscenza quanti si prodigarono per il conseguimento di quello storico obbiettivo.
Ma Vela era anche un artista impegnato nella promozione dei diritti e della dignità del lavoro. Aveva in mente un’Europa capace di rispettare e di apprezzare l’operosità della povera gente, di proteggerne la salute e la vita.
Il monumento denuncia le terribili condizioni in cui si lavorava durante la costruzione della galleria ferroviaria del San Gottardo, condizioni che portarono alla morte tanti lavoratori, in gran parte italiani, sia per incidenti, sia per una gravissima malattia professionale, la cosiddetta ‘anemia del Gottardo’. Allora gli italiani lavoravano in Svizzera soprattutto come stagionali, ma molti si fermavano e continuarono a fermarsi, diventando cittadini svizzeri. Questo monumento vuole dunque ricordare anche il lavoro italiano al di là delle frontiere del nostro paese. Oltre alla fusione, che si trova a Roma presso la Galleria di arte moderna, un’altra copia è stata collocata dalle autorità svizzere ad Airolo, all’imboccatura della galleria sul versante ticinese. Questa opera di Vela può perciò rappresentare un monumento ai lavoratori europei, periti dentro e fuori i confini delle loro patrie. Consentitemi però di ringraziare oggi anche quei lavoratori che da paesi diversi e lontani sono venuti in Italia e in Europa specie negli ultimi decenni. Ricordiamo che gli incidenti non discriminano, essi colpiscono ugualmente lavoratori nazionali e immigrati. Anzi, dal momento che i lavoratori immigrati sono più spesso assunti nell’economia sommersa, sono anche più a rischio. Chi lavora in nero manca di formazione e spesso degli strumenti necessari a proteggersi contro gli incidenti. E oggi tra le categorie a rischio troviamo in modo particolare i precari, anch’essi poveri di formazione, e gli anziani sui quali pesano maggiormente condizioni di stress.
Il monumento che ora scopriamo è stato collocato presso la sede dell’INAIL perché non vuole solo onorare i morti, vuole soprattutto far riflettere i vivi, esaltando il ruolo degli enti preposti all’opera di prevenzione degli infortuni sul lavoro.
Questa iniziativa, cui dedichiamo oggi il 1° maggio, è in un certo senso il suggello dello sforzo in cui mi sono impegnato fin dall’inizio del mandato. Uno sforzo rivolto a suscitare la più diffusa e pronta sensibilità, nell’opinione pubblica e nelle istituzioni, per lo sconvolgente succedersi degli incidenti sul lavoro e soprattutto di quelli mortali. E se ho di frequente preso la parola in proposito, è perché ho ogni volta sentito personalmente indignazione e dolore, pena e solidarietà per i famigliari delle vittime, volontà di reagire, di fermare una tragica catena di morte.
Anche negli ultimi mesi : dal 1° gennaio, 301 casi mortali, 270 mila infortuni ; solo in aprile 69 casi mortali, 57 mila infortuni sul lavoro. Si discutano pure e si confrontino le cifre. Ma non c’è comparazione o messa a punto statistica che possa confortarci. I numeri sono comunque pesanti, e come ha ora detto il ministro Damiano, “anche solo una vita persa è una perdita irreparabile ed una sconfitta per noi tutti”.
Quando poi si verificano assurde e atroci tragedie come quella dei lavoratori periti nel rogo della Thyssen di Torino nel dicembre scorso, e – in angosciosa sequenza – dei lavoratori di Marghera e infine, non meno dolorosamente e assurdamente, dei lavoratori di Molfetta, allora si leva ancor più fortemente il grido : “Basta!”. Non può continuare così, non ci si può rassegnare come ad una inevitabile fatalità. Questo vogliono dire le Stelle al merito del lavoro alla memoria che sto per consegnare, rendendo omaggio a tutti coloro che hanno perso la vita mentre lavoravano. Vorrei che le famiglie presenti, che tutte le famiglie delle vittime mi sentissero a loro vicino e non solo in questo giorno. E aggiungo : non dobbiamo mai far mancare ai supersiti un valido sostegno materiale. E’ inaccettabile che allo strazio per la perdita di una persona cara si sommino difficoltà e disagi economici ulteriori.
Considero parte del mio ruolo e del mio dovere istituzionale sollevare e sottolineare problemi di interesse generale, largamente sentiti al di là delle distinzioni e appartenenze politiche. Debbo, e posso, lanciare e rinnovare l’allarme per gli incidenti e le morti sul lavoro, al duplice fine di promuovere una più larga, profonda e vigile presa di coscienza del problema nell’intera collettività nazionale, e di sollecitare un’azione conseguente del governo e del Parlamento, nel rispetto delle loro esclusive competenze. La prima è premessa e sostegno indispensabile della seconda.
Apprezzo il fatto che il nuovo Presidente della Camera dei Deputati, nel suo discorso d’insediamento, abbia espresso la certezza che “tutte le deputate e i deputati, senza distinzione, avvertano l’imperativo morale del massimo impegno per garantire che il diritto al lavoro possa essere esercitato in condizioni di sicurezza”. Ne sono incoraggiato nel ritenere che vi siano in Italia questioni – come quella di cui stiamo parlando – che possono essere affrontate attraverso la condivisione e quindi la continuità delle necessarie linee di intervento, al di là delle pur fisiologiche contrapposizioni politiche e dell’alternarsi delle maggioranze e dei governi.
Il Ministro del Lavoro uscente ha fatto qui ampio riferimento alle decisioni legislative e amministrative che sono state assunte, spesso con larga convergenza di posizioni in Parlamento. Occorre andare avanti, pur attraverso le revisioni, i miglioramenti, gli affinamenti che si riterranno necessari : tenendo conto delle esperienze normative compiutesi, partendo da una loro obbiettiva valutazione, tenendo fermo l’obbiettivo irrinunciabile dell’abbattimento degli incidenti sul lavoro.
Le leggi e i regolamenti non bastano, ma sono strumenti indispensabili. E quelli relativi alla sicurezza sul lavoro, rimandano ad esigenze più generali di riduzione degli squilibri esistenti ancora, in Italia, nell’occupazione : squilibri tra Nord e Sud, tra occupazione maschile e femminile, e anche tra generazioni, avvertendo spesso gli occupati in età matura il rischio di perdere il posto di lavoro, di rimanere disoccupati prima di arrivare alla pensione, e i giovani il rischio di trovare solo lavori precari e a reddito insufficiente.
Come ho appena dettto, le leggi e i regolamenti non bastano. C’è un largo consenso – come abbiamo potuto anche questa mattina rilevare – sul fatto che la formazione sia un elemento fondamentale della prevenzione e che purtroppo questo fondamentale elemento sia carente. Le “Stelle al Merito del Lavoro” – come è già stato qui richiamato – sono assegnate anche per uno specifico merito: a coloro che “abbiano contribuito in modo originale al perfezionamento delle misure di sicurezza del lavoro e si siano prodigati per istruire e preparare le nuove generazioni nell’attività professionale”. A tutti quanti hanno ricevuto oggi le Stelle al Merito vanno di miei complimenti e i più sentiti auguri. A tutti i lavoratori esperti un invito ad occuparsi della formazione dei giovani per la sicurezza.
Concludo. Dobbiamo tutti rimboccarci le maniche, impegnarci concretamente e a fondo : tutte le forze sociali, tutte le componenti del mondo della produzione e del lavoro, tutte le istituzioni, specie nelle regioni del Sud dove maggiori sono le criticità e le carenze. Spero che potremo festeggiare il prossimo 1° Maggio in un’Italia che abbia meglio messo in sicurezza il lavoro, che abbia ripreso a crescere, per diventare un paese economicamente e socialmente più equilibrato e più giusto.
Bassorilievo dedicato ai morti nell’impresa del traforo del Gottardo.
Uomini marciano nell’umida oscurità della galleria portando su una barella il compagno morto.
Non sono né vinti né rassegnati e portano con grandissima dignità i segni della fatica e del dolore. (Nello Colavolpe)