Ieri, mentre leggevo sul blog e sulla stampa i vari “de profundis” sulla sinistra che non ce l’ha fatta a entrare in parlamento, mi giungevano all’orecchio le voci del gruppo di teatro che, preparando il saggio di ieri sera, cantava “L’Internazionale”. Mi sembrava di essere nel bel mezzo di un funerale! Certamente l’eliminazione della sinistra ha fatto scalpore, perché quasi nessuno si aspettavauna catastrofe simile. Bene così, comunque: il malcapitato Prodi ha dovuto soffrire per due anni il loro continuo tirar la corda, i loro compromessi al ribasso, il loro continuo cantare fuori dal coro che distruggeva l’immagine del governo presso l’opinione pubblica e a livello internazionale. Non vedevo l’ora che per loro arrivasse dagli elettori la giusta punizione. E devo dire in tutta onestà che non mi dispiace affatto la prospettiva di non dovermi più sorbire, nel “panino” dei commenti politici del telegiornale, le facce di Bertinotti, Diliberto, Pecoraro Scanio, Giordano, Mussi & C.. Devo ammettere che non li sopportavo più. Soprattutto non sopportavo più il comunista da salotto che pontifica sugli “operai” e sui “lavoratori” con il “Rado” al polso, le camicie e e le scarpe su misura, e che probabilmente non ha lavorato nemmeno un giorno della sua vita. Potevano votarlo forse i “”lavoratori”” (notare le virgolette doppie) garantiti del pubblico impiego (ma soltanto quelli straultrasindacalizzati del certificato medico per allungare le ferie), non certo i muratori e i piastrellisti a cottimo delle valli bergamasche che dopo una settimana passata ad alzarsi alle quattro del mattino per scendere a Milano coi pulmini si alzano presto anche nel fine settimana per costruirsi la casa, che ovviamente votano la Lega. Come possono i lavoratori (veri) votare per la gente che si parla addosso dall’interno del palazzo e ha perduto (se mai l’ha avuto nel recente passato) qualsiasi contatto con la realtà? Che applica ancora schemi di pensiero ottocenteschi come se la società non si fosse profondamente trasformata negli ultimi decenni? Che pensa principalmente a conservare gli equilibri e i posti di potere a livello locale?
Per il Partito Democratico si favoleggiava su un’irresistibile rimonta, che invece non c’è stata, proprio per niente, visto che l’unico “recupero” è stato proprio il prosciugamento del bacino elettorale della sinistra radicale o (per dirla con Pansa) “regressista”. Peraltro perché i Democratici avrebbero dovuto rimontare? A parte qualche bella ragazza, che fa sempre un bel vedere, hanno inserito in lista i soliti noti, ex ministri, sottoministri, sottosegretari, capicorrente e portaborse vari del loro pantagruelico governo di oltre 100 persone. Senza contare che la novità del Partito Democratico è tutta da discutere. Tanto a livello nazionale quanto a livello locale il loro problema principale è stato quello della spartizione dei posti fra ex-comunisti ed ex-democristiani.
Va tuttavia detto che la scelta di Veltroni di non accettare gli stessi patti di coalizione che avevano affondato Romano Prodi (sebbene sia stata determinata dalla consapevolezza che tanto la sconfitta era comunque certa) è stata decisiva per la semplificazione del quadro politico italiano perché ha indotto nel centrodestra scelte analoghe. Speriamo che la lotta fra le sigle alleate o contrapposte non venga sostituita dalle lotte di potere all’interno dei grandi partiti venutisi a formare.
Siccome ne ho per tutti (Marco Parma può avere preferenze politiche, il preside no), devo sottolineare che il successo del centrodestra è stato ottenuto dopo due anni di guerriglia parlamentare in cui questa parte politica ha testardamente perseguito l’obiettivo della “spallata” anziché dimostrare senso dello stato e rispetto delle istituzioni.
Oltre alle risse in parlamento (ricordo ancora l’orrendo spettacolo del senato in occasione della crisi di governo), si è orchestrata una gigantesca campagna mediatica per far credere che improvvisamente gli Italiani erano diventati poveri ed erano strozzati dalle tasse, di cui peraltro Prodi non ha aumentato le aliquote, ma ha semplicemente cercato di farle pagare.
L’Italia non ha bisogno di votare a getto continuo. Ha bisogno di politici che sappiano governare la polis tenendo d’occhio l’interesse generale e non il “particulare” di categorie privilegiate, o addirittura il proprio tornaconto personale: ma c’è sempre speranza, e oso dire che qualcosina all’orizzonte si vede. Quando si invecchia si pensa inevitabilmente al dopo, si desidera lasciare di sé un buon ticordo e si è di conseguenza più buoni e disinteressati. Vale per il vostro preside, ma anche per il futuro capo del governo.
Concludo dicendo che mi ha fatto piacere vedere sul blog gli interventi degli studenti su questo tema (dunque non è vero che “se ne fregano”); mi è invece dispiaciuto leggere il finto necrologio sulla presunta morte della democrazia. I risultati delle elezioni possono piacere o non piacere, ma non mi pare che non ce ne siano altre in programma: fra cinque anni, mi auguro, e non prima. E che buone cose vengano nel frattempo per il nostro paese e per il piccolo mondo della scuola italiana.
Completamente d’accordo con il Preside, soprattutto nella parte in cui parla della sinistra estrema.
Inoltre per rispondere a die miei compagni di classe, io avrei votato l’UNIONE DI CENTRO, con Casini presidente.
Follia, eresia, anarchia!
Studenti che parlano di politica!
così, impunemente. Sul blog della scuola.
E il loro Preside che li asseconda.
Follia, eresia, anarchia!
Chi la pensa in un modo. Chi in un altro. E si arrabbiano, si contestano a vicenda. Si appassionano.
perchè non parlano di calcio?
Beh, parlano di Olimpiadi. Sì, ma ancora in modo politico.
Cosa vogliono? Cosa si sono messi in testa?
Il potere qui lo gestiamo noi. I soldi qui li gestiamo noi.
Ma questi dannati studenti hanno la pretesa di pensare, adesso?
Follia, eresia, anarchia!
affezionatamente,
Davide Currò
http://www.davidecurro.it
E’ bene che la discussione prenda vita. Vogliamo formare cittadini, o che altro?