“La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove: perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile; bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica. É un po’ una malattia dei giovani l’indifferentismo. «La politica è una brutta cosa. Che me n’importa della politica?». Quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina che qualcheduno di voi conoscerà: di quei due emigranti, due contadini che traversano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime, che il piroscafo oscillava. E allora questo contadino impaurito domanda ad un marinaio: «Ma siamo in pericolo?» E questo dice: «Se continua questo mare tra mezz’ora il bastimento affonda». Allora lui corre nella stiva a svegliare il compagno. Dice: «Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare il bastimento affonda». Quello dice: «Che me ne importa? Unn’è mica mio!». Questo è l’indifferentismo alla politica.
É così bello, è così comodo! è vero? è così comodo! La libertà c’è, si vive in regime di libertà. C’è altre cose da fare che interessarsi alla politica! Eh, lo so anche io, ci sono… Il mondo è così bello vero? Ci sono tante belle cose da vedere, da godere, oltre che occuparsi della politica! E la politica non è una piacevole cosa. però la libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni e che io auguro a voi giovani di non sentire mai.
E vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, vigilare dando il proprio contributo alla vita politica…
Quindi voi giovani alla Costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come vostra; metterci dentro il vostro senso civico, la coscienza civica; rendersi conto (questa è una delle gioie della vita), rendersi conto che nessuno di noi nel mondo non è solo, non è solo che siamo in più, che siamo parte, parte di un tutto, un tutto nei limiti dell’Italia e del mondo. Ora io ho poco altro da dirvi. In questa Costituzione c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre gioie. Sono tutti sfociati qui in questi articoli; e, a sapere intendere, dietro questi articoli ci si sentono delle voci lontane…
E quando io leggo nell’art. 2: «l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica, sociale»; o quando leggo nell’art. 11: «L’Italia ripudia le guerre come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli», la patria italiana in mezzo alle altre patrie… ma questo è Mazzini! questa è la voce di Mazzini!
O quando io leggo nell’art. 8:«Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge», ma questo è Cavour!
O quando io leggo nell’art. 5: «La Repubblica una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali», ma questo è Cattaneo!
O quando nell’art. 52 io leggo a proposito delle forze armate: «l’ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica», esercito di popoli, ma questo è Garibaldi!
E quando leggo nell’art. 27: «Non è ammessa la pena di morte», ma questo è Beccaria! Grandi voci lontane, grandi nomi lontani…
Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti! Quanto sangue, quanto dolore per arrivare a questa costituzione!
Dietro ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, cha hanno dato la vita perché libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, è un testamento, è un testamento di centomila morti.
Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione.”
Caro Prof. Paganini,
che grandissima lezione questo discorso!
Nessun commento da parte degli “studenti milanesi” del Calvino?
Forse perchè ti rendi conto che quando arrivi al termine della lettura di questo discorso non sai più cosa dire.
Ti rendi conto che sei d’accordo dalla prima all’ultima parola.
Ma forse anche perchè quando un giovane si sente dire:
“voi giovani alla Costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù”,
potrebbe pensare: “perchè, che bisogno c’è? Abbiamo la nostra libertà, viviamo in democrazia”.
E’ difficile per un giovane di oggi (ma evidentemente anche per uno di 50 anni fa) capire il valore della Libertà e sentire come ogni giorno essa vada preservata.
E’ difficile fino a quando non ti imbatti in qualcosa di “ingiusto”, che turba o limita la tua Libertà.
Allora batti i piedi, picchi i pugni, urli e piangi. Ma ti rendi conto che attorno hai solo persone a cui dai fastidio.
Solo allora capisci il valore della Libertà.
Ma allora potrebbe essere troppo tardi.
“Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica”.
Affezionatamente,
Davide Currò
http://www.davidecurro.it
Bellissimo discorso…
Ma mi chiedo se le persone nel ventunesimo secolo tengano ancora in considerazione dei valori del genere…
Gentile professor Paganini,
abito a Crespellano, provincia di Bologna. Nel luglio del 1944, lungo la strada provinciale Bazzanese che attraversa il paese e appena fuori dell’abitato, un camion carico di rastrellati dai nazi-fascisti scaricò 4 partigiani ammanettati. Avevano dai 19 ai 23 anni, furono fucilati e lasciati lì,sul ciglio della strada, per due giorni a monito terroristico verso i passanti. Sul posto dopo la Liberazione fu costruito un cippo che purtroppo due anni fa fu distrutto dall’auto di un automobilista ubriaco. Col lavoro volontario di una impresa edile ed il progetto gratuito di un architetto locali il cippo è stato leggermento spostato dal ciglio ed ora, trasformato in monumento, si affaccia sulla più sicura pista ciclo-pedonale in costruzione che per per 3 Km affiancherà la strada provinciale.
Ieri c’è stata la solenne inaugurazione del monumento e il vice presidente della Giunta Provinciale Venturi ha concluso il suo intervento citando le parole del “Discorso agli studenti” di Piero Calamandrei. Qualcuno, tra cui non mi vergogno c’ero anch’io, aveva qualche lacrima a sentire nel profondo la bellezza, la verità la grandezza e l’attualità delle parole citate. Ho voluto ricercare una versione completa del discorso ed ho trovato il Vostro sito che lo ha riproposto agli studenti in occasione del 25 aprile.
Mi congratulo per la iniziativa meritoria di ricordare ai giovani di oggi quelle parole e quel Testimone. Da parte mia proporrò alla Amministrazione del mio Comune di ricordarli entrambi intitolando la pista chiamandola “Sentiero Calamandrei” ed incidendone le parole sul percorso in vicinanza del monumento.
I valori di quelle parole debbono trovare cittadinanza nel XXI secolo.
è molto bello e forte
mi fa essere orgogliosa di essere italiana
noi lo abbiamo letto a scuola ed è stato molto forte, quasi come se fosse stato scritto ai giorni nostri e non tanti anni fa….
un documento bello e significativo che fa riflettere sull’importanza di essere italiani
mi fa pensare a quanto abbiamo dovuto lottare e versare sangue per divenire cittadini italiani
Grazie per i commenti: grande segno di speranza.
È una grande lezione di vita, un forte esempio per le future generazioni, affinché riflettano su ciò a cui hanno creduto, dalla parte giusta della Storia, giovani come loro, non “indifferenti”, pagando con la vita il “prezzo” delle loro idee.
Leggerò alla mia nipotina Olivia di nove anni la lettera di Piero Calamandrei. So di fare una cosa giusta per il bene della mia nipotina.