Settimana scorsa ho fatto alcuni benefici giorni di ferie, utili anche per smaltire arretrati dell’anno scolastico 2006/2007 per il cui godimento l’Ufficio Scolastico Regionale ha emanato disposizioni perentorie e ultimative. Se io facessi altrettanto con il personale della mia scuola, finirei alla gogna in men che non si dica: ma con i dirigenti scolastici tutti possono permettersi di tutto, e il Signor Ministro Uscente è stato peraltro il primo a dare il buon esempio. Ma lasciamo stare questo triste argomento.
Vorrei soffermarmi su alcune questioni emerse proprio durante la mia assenza sul nostro “blog”, che hanno sollecitato una vivace e partecipata discussione, come testimonia l’alto numero di commenti agli articoli che sono stati pubblicati. Dico subito che questa vivacità di discussione mi fa molto piacere, e mi auguro che tutto il mondo “adulto” che gravita attorno alla scuola (docenti, genitori, personale) vi dedichi la stessa mia attenzione e intervenga nel dibattito.
Le questioni discusse sono le seguenti: l’incontro a scuola con il Dott. Targetti; l’articolo di Paganini sul destino della terra e sul livello di consapevolezza manifestato dagli uomini di varia generazione; l’auto… ops! lapsus… la cogestione del liceo che fatica a decollare; lo spettacolo teatrale del 29 febbraio al Teatro Fellini. Sono questioni diverse ma fra loro collegate per alcuni aspetti.
Cominciamo dalla cosa più importante, che è ovviamente il destino del pianeta terra, su cui Paganini attira la nostra attenzione, non senza spunti polemici nei confronti delle nuove generazioni. In proposito, mi permetto di rimandare alla lettura del libro “Collasso” di Jared Diamond, che, sulla scorta delle esperienze del passato, autorizza le più pessimistiche previsioni. Per l’incapacità di prevedere gli effetti dei propri comportamenti o, in presenza di tale consapevolezza, per l’incapacità o l’impossibilità di modificare le proprie abitudini di vita, le comunità umane hanno quasi sempre marciato diritte verso il disastro, piuttosto che ricercare un rapporto più equilibrato con l’ambiente. Jared Diamond trae esempi da epoche storiche ormai lontane, in cui avvennero tanto la catastrofe ambientale dell’Isola di Pasqua, causata dal diboscamento totale, quanto l’estinzione delle colonie vichinghe in Groenlandia, che non seppero passare ad altre fonti di sostentamento durante la fase di raffreddamento climatico che ne determinò la fine.
É ben vero che rispetto al passato disponiamo di dati e conoscenze scientifiche ben più raffinati: ma, visto che non è mai successo nella storia, un sano pessimismo dell’intelligenza mi induce a dubitare della capacità del genere umano di differire il godimento di beni naturali a beneficio di generazioni future. Sicuramente non l’ha fatto la nostra generazione, che pure ha sostenuto esami di università sui libri di Barry Commoner.
Dunque è abbastanza sterile trarre dall’imminente catastrofe climatica lo spunto per una polemica intergenerazionale, che potrebbe soltanto stabilire, se per caso venisse risolta, se fan più danni i cinquantenni con i SUV o i diciottenni con le cuffiette sempre infilate nelle orecchie, gli uni e gli altri ugualmente ubriachi di presente e totalmente indifferenti al futuro.
La polemica intergenerazionale è tipica degli anziani, laudatores temporis acti, come diceva Orazio. Sicché, se «Ogni anno è sempre peggio», è perché siamo più vecchi e mentalmente meno elastici noi. Dopo l’esperienza di ritorno all’insegnamento degli ultimi due anni sono molto più sicuro di quello che dico, perché non mi è parso affatto che gli studenti di oggi siano peggiori di quelli che ho lasciato quindici (quindici!) anni fa per iniziare a fare il preside; né mi è parso che siano peggiori di me e dei miei compagni di liceo di trentacinque-quaranta (35-40!!) anni fa.
Forse dico questo perché ho fatto le superiori in una “classaccia” (qualche dato soltanto: 36 in terza, 22 in quarta, comprese due graziose fanciulle inserite da altre scuole: fanno 16 bocciati in terza, fra giugno e settembre; in quinta, 2 non ammessi e 7 bocciati agli esami: e sì che si trattava di quelli facili, con due scritti e due orali con una materia scelta e l’altra “prenotata”!). Ho in mente di scrivere un articoletto dal titolo “Ricordi di scuola”, a beneficio di coloro che si son dimenticati come eravamo. Dissento profondamente da ogni mitizzazione, tanto del ’68 quanto degli anni ’70, perché molti mali della nostra società vengono da allora; e, se oggi critichiamo giustamente l’inconsistenza delle “autogestioni” e le qualifichiamo come pure e semplici perdite di tempo, non dovremmo dimenticare le “occupazioni” di allora, che non finivano mai e che venivano votate in massa ad alzata di mano (magari con qualche forma impropria di sollecitazione) non per consapevolezza politica, ma perché il carnevale d’autunno durasse più tempo possibile. Risale ad allora, infatti, il passaggio dalla valutazione trimestrale a quella quadrimestrale, e questo dato, da solo, la dice lunga. Sed de hoc satis: se no rischio di non aver più materia per il nuovo articolo che ho appena promesso.
Guardo, dunque, con la mia tenera comprensione di vecchio il dibattersi dei “rappresentanti di istituto” fra le pressioni della “base” e il temuto confronto al vertice con il capo di istituto: sono come i sindacalisti, che nelle assemblee le beccano dalla base e nelle trattative le prendono dalla controparte “padronale”.
Apprendo che – come recita una famosa legge economica – «la moneta cattiva scaccia la buona» e che gli spunti di discussione più interessanti vengono tagliati a beneficio (scusate nuovamente il termine) del solito cazzeggio sul sesso, sul “disagio” e sulla musica, o della visione di qualche filmaccio nella conciliante oscurità di un’aula video.
L’ultima proposta delle masse studentesche del liceo scientifico di Rozzano (veicolata dalle rappresentanze con qualche imbarazzo), al di là dei contenuti, è quella di collocare i due giorni di cogestione nella settimana che precede la Santa Pasqua: lunedì-martedì o martedì-mercoledì, cioè, a scelta, due o tre giorni di vacanza in più (immaginarsi le percentuali di assenza dalle lezioni…). Lo dico chiaro: così non passa. Il regolamento dice che il preside “può” acconsentire, non che “deve”: e il preside acconsentirà volontieri in presenza di contenuti seri e di serie intenzioni di partecipazione. In famiglia, il ruolo del babbo è quello di dire tutti i “no” che servono: prego gli studenti di portare pazienza, di usare discernimento e di non costringere i loro rappresentanti a presentare con imbarazzo proposte irricevibili, che non so chi, fra gli insegnanti, si sentirà di avallare e sostenere.
Qualche parola sull’incontro con il Dott. Targetti. Stando sul palco, ho visto una minoranza di studenti attenti e interessati, che anche dopo l’intervallo si sono raccolti intorno a lui e lo hanno tempestato di domande e di sollecitazioni; ma ho sentito anche il fastidioso brusìo che ha disturbato diversi momenti della sua interessante esposizione. C’erano purtroppo anche colleghi insegnanti che chiacchieravano in platea.
Da un lato, dunque, non si può che considerare lodevole l’iniziativa di organizzare questo incontro; dall’altro, non si può non affermare che bisogna smetterla di proporre tutto a tutti. Alle iniziative extracurricolari deve partecipare solo chi ha già dimostrato maturità e interesse per l’argomento, non chiunque!
Analoghe considerazioni andrebbero fatte per le visite guidate e i viaggi di istruzione: perché dobbiamo proporli a tutti? Perché non trasformarli da iniziative della singola classe a iniziative della scuola, a partecipazione rigorosamente selezionata? Perché dobbiamo portare in giro per l’Europa coloro che, in classe, non hanno dimostrato nessun interesse per le cose che andranno a vedere? Perché i viaggi di istruzione devono essere fatti indipendentemente da come ci si comporta, dall’interesse che si dimostra quotidianamente a scuola?
Considerazioni non diverse potrebbero essere svolte per lo spettacolo teatrale del 29 febbraio: non tutti sono preparati e predisposti per fruirne, ma qui ci sono anche altre osservazioni da fare. In primo luogo, la dura legge dello spettacolo prevede da tempo immemorabile che tocchi agli artisti catturare l’attenzione del pubblico; specialmente se si tratta di un pubblico giovanile. In secondo luogo, va purtroppo osservato che molte iniziative vengono proposte alla scuola perché gli studenti fanno numero e quindi cassa. Talvolta si tratta di spettacoli a cui nessuno andrebbe spontaneamente, né tanto meno pagherebbe il biglietto per vederli: tuttavia,non avendo partecipato personalmente all’iniziativa del 29 febbraio, non so se questi rilievi siano validi per questa specifica occasione.
Per finire, mi associo agli auguri a Marco Pigni. Magari ce ne fossero tanti, come lui: la scuola sarebbe cent’anni più avanti.
Forse mi sbaglierò, ma credevo che la proposta di mettere la “cogestione” vicino alle vacanze di pasqua l’avesse apprezzata.
Comunque non mi faccia questo, accetti questa assemblea, se no mi linciano!
Molto ironicamente, sì, l’ho apprezzata…
In ogni caso, il diritto di riunione in assemblea non è in discussione.
No infatti ho sbagliato a scrivere assemblea.
Volevo dire cogestione, comunque allora se non accetta quei giorni mi dica lei, perchè non so proprio dove porla (sempre che si faccia).