Un bacio e un calcio in culo.
Il preside non è una bella donna ma, pazienza, è un bacio. Il calcio fa male.
Mi spiego.
Il bacio sta
- – nel riconoscere l’importanza del problema: «Cominciamo dalla cosa più importante, che è ovviamente il destino del pianeta terra, su cui Paganini attira la nostra attenzione»
- – nella ferma presa di posizione sull’autogestione (la aspettavo con ansia): «Lo dico chiaro: così non passa. Il regolamento dice che il preside “può” acconsentire, non che “deve”: e il preside acconsentirà volontieri in presenza di contenuti seri e di serie intenzioni di partecipazione. In famiglia, il ruolo del babbo è quello di dire tutti i “no” che servono: prego gli studenti di portare pazienza, di usare discernimento e di non costringere i loro rappresentanti a presentare con imbarazzo proposte irricevibili, che non so chi, fra gli insegnanti, si sentirà di avallare e sostenere.»
E veniamo al calcio: «La polemica intergenerazionale è tipica degli anziani, laudatores temporis acti, come diceva Orazio. Sicché, se “Ogni anno è sempre peggio”, è perché siamo più vecchi e mentalmente meno elastici noi».
Me lo merito? No.
Lo so, quando si parla di questioni generali, addirittura di generazioni, è inevitabile esporsi ad ogni sorta di critica. Ma non me lo merito perché non ho l’abitudine di ripetere: «Ah, ai miei tempi…» Non me lo merito perché scrivo: «É sempre discutibile parlare di generazioni. (…) La mia ha fatto un sacco di errori. Ci siamo lasciati illudere dalle utopie e siamo arrivati agli anni di piombo. Non tornerei indietro.»
Non me lo merito perché lascio capire che ritengo legittima l’insoddisfazione dei giovani di oggi nei confronti di quello che abbiamo fatto: «“Che cosa ha fatto la tua generazione per lasciare alla mia un mondo migliore?” Lo chiede mio figlio. Non è mai soddisfatto delle mie risposte. Posso dargli torto?».
E, dunque, non sono di quelli che han dimenticato i guai di allora. Non rimpiango la molotov che mi esplose vicino, proprio davanti a scuola. Non rimpiango la paura provata quando, il giorno della strage di Brescia, intervenni per fermare la squadra punitiva che voleva massacrare di botte Giulio, il mio compagno fascista. Non rimpiango le assemblee in cui il cretino di turno se ne usciva col consueto: «Ma tu lo hai letto Marx? Se no stai zitto». E io lo avevo letto, ma come fargli capire che non era pertinente?
Aggiungerò anche che, nonostante il mio 60/60 all’esame, considero molti dei miei alunni più bravi di me alla loro età.
E, infine, importante, non me lo merito soprattutto perché un’unica cosa rivendico ad onore della mia generazione e questa cosa è vera: c’era più desiderio di partecipare. Lo si faceva in maniera confusa, ci si divideva e si polemizzava da sciocchi, ma c’era impegno sufficiente per il raggio di undicesima ora, per il Movimento Studentesco, per Lotta Continua, Avanguardia Operaia, la Federazione Giovanile del PCI, i Comitati Unitari Antifascisti per la Riforma della Scuola di cui il nostro Sergio Cappellini era dirigente cittadino, i Gruppi Confronto dell’Azione Cattolica che avevo contribuito a creare, e pure i giovani DC. Tutto in un solo liceo.
Non si tratta quindi di SUV e cuffiette, ma di una questione vitale per un paese democratico: come sviluppare la partecipazione?
Un’altra considerazione. Dice il nostro preside: «Non si può non affermare che bisogna smetterla di proporre tutto a tutti. Alle iniziative extracurricolari deve partecipare solo chi ha già dimostrato maturità e interesse per l’argomento, non chiunque!». Ha ragione, però
- – l’incontro di cui parla non era una generica iniziativa extracurriculare, ma un’assemblea degli studenti
- – diventa imperativo chiederci: «come far crescere maturità ed interesse?»
Caro Professor Paganini, mi consenta! Vorrei ricambiare le Sue generose citazioni con i paragrafi finali del Suo intervento “… e sarà troppo tardi”:
«Che cosa ha fatto la tua generazione per lasciare alla mia un mondo migliore?»
Lo chiede mio figlio. Non è mai soddisfatto delle mie risposte. Posso dargli torto?
Comunque, so come rispondere: «Ci ho, ci abbiamo provato. E ci proviamo ancora».
Che cosa risponderanno i nostri studenti alla stessa domanda quando, speriamo (ma non è sicuro), saranno i loro figli a porla?
«Mah, si discuteva se sian meglio i Sepultura o Fabri Fibra»
«Beh, abbiamo trovato una posizione che nel Kamasutra non c’era»
«Ci siamo occupati di cinema d’azione…»
E sarà troppo tardi.
Forse il Suo parallelo fra il nostro “ci abbiamo provato e ci proviamo” con il quadro un po’ impietoso attribuito agli interessi delle giovani generazioni mi ha tratto in inganno: ma lasciamo giudicare ai frequentatori del blog.
salve professore Paganini sono ancora palla ( spero di non aver attirato il suo odio nei miei confronti ma sono un ragazzo che ama discutere ) e salve anche a lei Preside. Volevo solamente dire che secondo me la verità tra voi è come al solito nel mezzo ovvero il prof. Paganini è stato troppo critico nei confronti di noi giovani mentre il preside che ama noi ragazzi ( anche mia madre è una preside quindi so quanto ha a cuore i suoi ” bambini ” ) è stato troppo gentile con noi. Secondo me siamo dei ragazzi svogliati che pensiamo unicamente al presente e a questioni di dubbia utilità però non credo che ci manchi l’intelligenza di migliorare e cercare di cambiare in positivo la situazione che il mondo ci propone. Credo che grazie all’aiuto di persone che hanno più esperienza di noi possiamo davvero migliorare e creare una generazione valida. Spero che a 40 anni quando mio figlio mi porrà la domanda ” papà cosa ha fatto la tua generazione per questo mondo? ” saprò dare una risposta che soddisfacente…… credo sia un pò la speranza di tutti… mi auguro di ricevere presto una risposta…
cordiali saluti, palla
Si trattava di una provocazione mirata.
Testo breve, indice di leggibilità dignitoso (test Gulpease), immagini forti.
Volevo far riflettere sulla banalità dei temi proposti per l’autogestione. Volevo far capire che ben altre sono le sfide.
Troppi distinguo avrebbero soffocato il messaggio iniziale, meglio lasciarli al dibattito.
Ho raggiunto il mio scopo?
A giudicare dalle reazioni, temo di no. Ma ci ho provato. E proverò ancora.
non c’è molto da dire, il caro prof paga ha assolutamente ragione, ma, come avevo già scritto in precedenza, ha completamente tralasciato il ruolo che ha giocato la generazione sessantottina nei confronti della nostra. i ragazzi di oggi non pensano a grandi problemi perchè sono cresciuti in un’epoca senza veri e propri problemi…chernobyl e la guerra del golfo non riusciamo neanche a ricordarceli…anzi, nella nostra testa non sono mai esistiti. siamo cresciuti pensando che tutto sia tranquillo e che quello che conta nella vita è fare quello che si vuole. sinceramente penso che tanti genitori si siano più preoccupati di non dire un “no!” di troppo al figlio (che poveretto, fa una tenerezza…e sopratttto con un “si” smette di piangere e di romperti gli zebedei perchè tu stai leggendo il giornale e non vuoi essere disturbato) piuttosto che di insegnargli a nutrire passione per qualcosa, che possa essere lo studio, l’arte (in tutte le sue forme). forse è stato fatto con lo sport, ma la tendenza era quella del “mio figlio lo devi far giocare perchè è fortissimo e se lo lasci in panchina me lo porto via”.
se a scuola i bambini (o i ragazzi) fanno i discoli, i genitori denunciano gli insegnanti.
diciamo che tanti (troppi) genitori si sono approfittati delle libertà sessantottine (e la maggior parte di loro sono stati i fascisti e i benestanti, perchè il sessantotto ha fatto più comodo a loro che agli operai comunisti) per cercare di vivere una vita senza tanti problemi, perchè tanto la guerra era lontana 40 anni.
io sono stato fin troppo fortunato, mio padre operaio e mia madre insegnante d’asilo. troppo pochi i soldi per accontentare tutti i miei capricci.
ma, caro paga, ho da dirle qualcosa che la farà rabbrividire…ho lavorato come educatore presso l’oratorio estivo per i bimbi delle scuole elementari…e le posso assicurare che coi genitori che si ritrovano cresceranno ancora peggio!
quindi si metta il cuore in pace…tutto quello che avete fatto e tutto quello che tentiamo di fare noi “pochi ma buoni” verrà spazzato via in un soffio.