Ci sono giorni in cui entri in classe fiducioso. Hai preparato bene la lezione. L’argomento è interessante. Tutto andrà bene.
Ti accorgi subito, invece, che non va. Non ti seguono. Non li smuovi.
Sfrutta pure il tuo repertorio di artifici retorici. Varia quanto vuoi il tono di voce. Interpella, sollecita, fa’ anche il clown. Ti sembrano tutti finti, assenti.
Alla fine dell’ora ti chiedi se non sia il momento di cambiar mestiere.
Poi entra la collega di matematica: «Ragazzi, pronti per il compito?»
E ogni cosa riprende il suo senso.
Oddio pensavo si riferisse a noi ma credo non sia così!
Menomale, noi la ascoltiamo sempre sempre sempre!!!
Bella zac
Ci sono, per contro, le lezioni in cui si sente nell’aria che la corrente passa e c’è feeling, anche se la lezione non è proprio di quelle preparate al meglio. Il problema non sta nei contenuti della comunicazione, ma nella comunicazione stessa. Non è detto, dunque, che la perfetta preparazione della lezione ne garantisca la perfetta riuscita. Affrontare questo rischio rende interessante (affascinante?) il nostro lavoro.
Perché non fai un “compito” anche tu?
Se funziona per matematica, funzionerà anche per la tua materia …
Oh, poveri. Un altro compito?