Una gabbia di matti

Che cosa fa un lavoratore normale se gli riducono l’orario di lavoro senza intaccare la retribuzione?
Si gode l’inaspettato riposo.
Noi prof siamo delle bestie a parte. Guai a toccarci le ore di insegnamento. Quasi tutti viviamo con sofferenza l’ora persa per l’incontro con le associazioni di volontariato piuttosto che con la psicologa della ASL. Qualcuno è disposto anche a far supplenze gratis nelle sue classi pur di racimolare qualche preziosa ora in più.
La professoressa Sposetti arranca faticosamente per il corridoio. Ogni passo le costa una visibile sofferenza, ma non osate proporle di rimanere a casa per qualche giorno: «Ho già perso un sacco di ore per l’autogestione!» sarebbe la risposta.
La professoressa Morbido incoraggia gli alunni perché si esercitino nella scrittura. Corregge tutto quello che le portano e passa notti insonni su sconclusionati testi che richiederebbero un miracolo di santa Rita invece di una correzione.
Mario Signi è caduto nella vasca ed ha picchiato violentemente la schiena contro i rubinetti. É visibilmente sofferente, ma è ugualmente il primo ad arrivare a scuola.
Forse siamo un po’ matti. Forse siamo troppo convinti dell’importanza del nostro lavoro, anche se insegniamo una materia inutile come la filosofia.
Ma, lasciatemelo dire, sono contento di far parte di questo gruppo di matti.

professori in terapia dal dottor Freud - vignetta di Nello Colavolpe

però, francamente, continuo a non capire chi rinuncia all’assemblea sindacale perché ha già perso troppe ore. Non si rischia di perdere anche qualcos’altro?

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