Italiano voto: 10…

grammatica

Negli ultimi giorni mi è stato detto che sia nel blog che nelle verifiche spesso commetto errori formali. Ebbene sì, lo ammetto, spesso la passione, la foga (che non è la foca di Roma, ma una irruente rapidità) o la fretta che ho nello scrivere mi fanno cadere in tranelli grammaticali. Poi però una sera guardo Striscia, e per la verità non solo una sera, meglio che “Un posto al sole”, e sento Lapo Elkann che usa il congiuntivo come il mio collega Fantozzi, Luca Giurato il quale si definisce giornalista parlare una lingua che è la fusione tra lo scempio di Antonio Di Pietro e un dislessico, e mi consolo. Non sarà “un’accordo” con l’apostrofo a farmi perdere la faccia. Starò più attento. A proposito di grammatica, Tiziano Ferro nella canzone “Ti scatterò una foto” dice: “e nell’ ansia che ti perdo ti scatterò una foto”, e se lui con questo vende milioni di copie, pensate che le cose che scrivo io non possano essere lette da qualche decina di persone? Ma cettamente ke no!
L. Missi

5 commenti su “Italiano voto: 10…”

  1. Caro Leo, io lo sto imparando a mie spese cosa vuol dire la grammatica!
    Negli ultimi due anni a suon di 4 e 5 sono diventato un esperto, sebbene spesso faccia ancora errori. Come giustamente dici tu però, sono dettati dalla voglia di scrivere e dalle mille cose che hai da dire e vuoi triar fuori. I pnsieri vanno difatti ad una velocità mille volte maggiore di quanto la propria mano non riesca a scrivere.
    Consoliamoci allora con Tiziano Ferro e Luca Giurato, che magari ci assistano e ci portino anche noi poveri martiri della nostra genialità alla strada del successo!

  2. Ebbene: “Si deve avere ancora del caos dentro di se’ per poter generare una stella che danza.”
    Non credo pero’ che il buon Nietzsche, nonostante amasse i distruttori delle regole precostituite, contemplasse, tra di esse, anche quelle grammaticali.
    Caro Leo, l’energia creativa, la passione delle idee sono grandi doni e, a volte, possono trascinare tanto da farci lasciare sul campo di battaglia(il foglio) qualche caduto, o meglio caduta, grammaticale. Non cadere pero’ nell’errore di legittimare scelte, abitudini e comportamenti solo per il fatto che essi appartengono ai più o a persone conosciute. Giurato e Lapo: nessun commento, parlano da soli. Con Di Pietro ti chiederei di essere un po’ più tollerante, perche’ ha sempre studiato lavorando ed e’ meno sgrammaticato di tanti altri. Quanto a Tiziano Ferro, potremmo (volendo essere molto buoni)pensare ad una licenza poetica, ma, probabilmente, non e’ cosi’. Il fatto che venda milioni di copie non e’ certo rassicurante, come non e’ rassicurante che milioni di persone guardino, ogni sera, Striscia la notizia o Un posto al sole, come non e’ rassicurante che milioni di persone siano favorevoli alle guerre, sostengano idee razzistiche o, per parlare di un argomento che ti e’ caro, pensino sia giusto pestarsi per una partita di calcio. Dunque, sei troppo in gamba per pensare che, se molti sbagliano, puoi sbagliare anche tu, anche perche’ il giochino di trovare l’errore puo’ andare avanti all’infinito poiche’ tutti sbagliamo e lo facciamo, talvolta, con grande pervicacia, quindi credo sia molto più sensato cercare di correggersi, piuttosto che consolarsi con le brutture altrui. Conosco un docente universitario (materia umanistica) che ripete ad oltranza di non voler essere “rindondante” e che la “rindondanza” e’ un terribile difetto: ebbene, nonostante l’opinione sia perfettamente condivisibile, ogni volta in cui il luminare utilizza questo singolare termine, i sorrisini si sprecano, i brillanti concetti da lui espressi passano immediatamente in secondo piano e perdono tutta la loro pregnanza, soffocati da un errore banale, ma che, con i suoi implacabili rintocchi, fa perdere alle idee del docente molto del loro significato. Cosi’, caro Leo, la forma non e’ tutto, ma ha la sua importanza. Vedila in questo modo: siccome scrivi bene e scrivi cose sensate, da’ loro la perfezione (nel senso di completezza) che meritano, anche formalmente. Quanto all’esame, sono sicura che andra’ benissimo, perche’, dato che i tuoi sono errori di distrazione, la tensione ti portera’ a concentrarti. Io incrocio le dita! Ciao

  3. Grazie mille come sempre per le tue parole, Cece. Certo non volevo giustificare i miei scivoloni grammaticali, ma le mie intenzioni si spingevano oltre. Il mio era un modo, forse non molto chiaro, per dire quanto mi appassioni la scrittura, e quanto poco conta la forma rispetto ai contenuti che vorrei trasmettere, però come tu dicevi raggiungere la perfezione sarebbe auspicabile.
    Comunque ora veniamo a noi. Sai in questi giorni spesso mi sono chiesto chi tu sia, ho provato a immaginarti, ma nel farlo, rileggendo quello che hai scritto ho avuto come un senso di familiarità reciproca. Anche prima mentre leggevo il tuo commento, a ogni parola mi sembrava di sentire qualcuno che conosco e che mi conosce bene. Può essere che tutto ciò sia dovuto a mie suggestioni. Nonostante questi turbanti interrogativi, ti rinnovo la mia stima e il piacere che ho nello scambiarci opinioni. E per l’esame, che Fioroni ce li mandi buoni.

  4. Ciao Leo, credo sia giusto soddisfare i tuoi interrogativi. Io non ti conosco personalmente e neppure tu mi conosci. Se, quando leggi cio’ che scrivo, senti un’affinita’, mi fa piacere. Io ho iniziato a leggere il vostro blog per una motivazione affettiva, ma vi ho trovato poi tanta vivacita’ e simpatia, da renderne la lettura un’abitudine irrinunciabile. Tra i tanti commenti, i tuoi mi hanno molto colpita, perche’ li ho sentiti, in qualche modo, “molto familiari”. Per il tuo modo di esprimerti, di riflettere, per la tua evidente passione per la scrittura e per il ragionamento, mi ricordi molto me stessa alla tua eta’. In particolare, quando, a volte, in modo che altri potrebbero ritenere sconsiderato, ti esponi esprimendo cio’ che pensi con un tono immediato e diretto, con una passione ed una vena polemica che denotano immediatamente la partecipazione emotiva ed intellettuale con cui vivi cio’ che ti circonda. A volte, nel tuo reagire alle critiche o nel tuo commentare un fatto di attualita’, percepisco tutta la fragilita’ che avevo a diciotto anni, quando tutto inevitabilmente mi colpiva e mi segnava e sento anche la forza e la passione, che mi erano proprie, in un’eta’, qual’e’ la tua, nella quale spesso non ci sono le mezze misure: ci si scaglia contro le ingiustizie e si detestano i compromessi, si sente un’ urgenza immediata di cambiare le cose, ci si sente sconfitti e, spesso, oppressi dalle convenzioni del mondo intorno e si ha una forza distruttiva che e’una grande energia creativa. Io ti vedo e ti sento cosi’: puo’ darsi che mi sbagli, ma questo e’ il peggior difetto ed il miglior pregio della scrittura: i pensieri espressi diventano di tutti e ognuno se ne appropria per cio’ che sente e per cio’ che e’. Cosi’, a volte, leggendoti, ho uno strano effetto eco e ti dico quello che direi a quella me stessa di allora, con il rispetto e la partecipazione che derivano dal sentirsi, in qualche modo, coinvolti, ma anche dall’inevitabile consapevolezza del fatto che non ti conosco e che sei una persona diversa da me ed unica. Quello che so e’ che, spesso, il mio modo di pormi non veniva compreso: la passione e l’impulsivita’ venivano prese per arroganza ed eccessiva consapevolezza. Esporsi poi porta spesso ad essere bastonati severamente e le bastonate, a chi e’ vero, fanno male. Cosi’ tu scrivi e molti tuoi compagni non lo fanno: nessuno sa che cosa pensino e, dunque, nessuno puo’ criticarli, mentre tu esprimi i tuoi pensieri e te stesso con nome e cognome, senza difese. Ho circa una decina d’anni più di te e ne ho passate tante a causa di questo modo di essere che, pure, col tempo, ho mitigato. Ho sofferto molto, anche perche’, al di fuori della scuola, la liberta’ di pensiero e’ molto poca e bisogna imparare, volenti o nolenti, a “ritagliarsela di nascosto”, a non scendere a compromessi, dando l’impressione di averlo fatto: e’ la dura arte della diplomazia. Dunque, caro Leo, a mio modo, cerco di darti una mano e di darla anche a me (o a quella che ero e che sono molto ancora), come un’amica più grande o una “virtuale sorella maggiore di sfiga”. Ti stimo e so che, nonostante le bastonate di cui sopra, essere veri ed avere il coraggio di esprimere i propri pensieri, alla fine, in qualche modo, paga sempre, quantomeno perche’ le persone che ti stanno intorno e che ti vogliono bene sul serio, ti apprezzeranno sempre per questo. Spero di essere riuscita ad esprimere bene cio’ che penso e scusa per il papiro, ciao!

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