“Dietro le mura degli allevamenti, gli animali destinati a diventare capi d’abbigliamento subiscono quotidianamente sevizie di ogni genere: ammassati l’uno sull’altro dentro gabbie dalle dimensioni di un foglio di giornale, privati di qualunque istinto naturale, essi assumono comportamenti ossessivamente ripetitivi e spesso autolesionistici. La rete metallica, fondo della gabbia, è causa di deformazioni e dolorosissime piaghe sulle loro zampe. Dopo interminabili e atroci sofferenze, il destino degli animali è una morte agonizzante, provocata con scosse elettriche, camere a gas, bastonate e scuoiamenti anche da vivi”. Leggo queste parole su un volantino che mia figlia ha scritto prima di iniziare uno sciopero della fame davanti a La Rinascente di Milano per protestare contro l’industria della pelliccia. Io le ho detto tutto il mio disaccordo, perché come padre sono preoccupato per la sua salute e perché ritengo che la sua iniziativa non sortirà nessun effetto. Ma voglio ugualmente dare eco a una denuncia che condivido: se anche una sola persona in più prenderà coscienza di quanto orrore c’è dietro un certo mercato dell’abbigliamento, molto apprezzato anche dai giovani, la sua protesta non sarà stata del tutto inutile. E io sarò contento di aver avuto un po’ di torto nello scoraggiarla.
Caro Sergio, ammiro il coraggio di tua figlia e capisco la tua preoccupazione: è così esile che uno sciopero della fame non può che farle male.
Se qualche nostro gesto può essere di aiuto, faccelo sapere.
Capisco, da genitore, la preoccupazione per la scelta di una forma di protesta, lo sciopero della fame, che puo’ determinare serie conseguenze sulla salute di chi la mette in atto.
Eppure, questa figliola, che immagino essere giovane, mi ispira un sentimento di immediata simpatia, oltre che di totale adesione alla sua giusta protesta. Sia orgoglioso di lei, perche’ la passione e la voglia di lottare concretamente per degli ideali, senza limitarsi a riempirsene la bocca sono qualita’ rare, anzi, per restare in tema, quasi in via d’estinzione. Credo d’avere qualche anno in più di sua figlia e questo suo credere, questo suo aver fiducia nella propria possibilita’ di essere parte attiva nella societa’, di poter cambiare le cose che, in essa, sono sbagliate, mi commuove. Probabilmente, come ha scritto, lo sciopero non avra’ sortito alcun risultato concreto, ma io credo che cio’ non sia molto importante. Non e’ scontato e banale, ma drammaticamente vero che buona parte dei coetanei di sua figlia e dei miei e’ preoccupata soltanto di aver successo, qualunque cosa questo significhi e di far soldi, tanti e in fretta. Persino lo studio viene visto strumentalmente: non e’ qualcosa che permette di crescere e diventare, forse migliori (forse soltanto più consapevoli e meno soli), ma qualcosa che serve a far carriera e soldi. Sua figlia, come me e tanti altri, probabilmente apparterra’ per sempre alla schiera dei tanti “socrate sofferenti” (il prof.Paganini mi perdonera’ la citazione), ma, in questo, un babbo filosofo ha certamente indubbie responsabilita’…
Io non conosco ne’ lei ne’ sua figlia, per cui le chiedo anticipatamente di perdonarmi se le sembrero’ saccente e supponente, ma, se non lo ha ancora fatto, le dica che, anche se a volte puo’ non condividere le sue scelte, la stima. Un abbraccio a sua figlia.