NON UCCIDIAMO IL BLOG

Il blog è una delle realtà più interessanti e dinamiche del nostro sito. Anzi: ha rappresentato l’elemento decisivo a nostro favore, quando abbiamo vinto il primo premio al concorso di “Porte aperte sul web”. Ci sono anche giunti, da visitatori occasionali, messaggi di riconoscimento per questo nostro luogo di discussione libera e aperta, in qualche modo “franco” rispetto alla tradizionale struttura burocratico-autoritaria della scuola.
Tuttavia, non si può utilizzare il blog per attacchi personali agli insegnanti, come è accaduto recentemente con la professoressa Siniscalchi. Non perché non si possano criticare gli insegnanti o il preside, anzi: credo che nessuno possa negare che la nostra scuola è trasparente e democratica, pur nel rispetto della diversità dei ruoli. Quindi non mancavano né i modi né i luoghi né le forme per parlarne, o in modo diretto all’insegnante o utilizzando la mia mediazione.
Peraltro, sarebbe stato anche più prudente: perché lanciare critiche pesanti (e soprattutto dubbi espliciti e illegittimi sulla professionalità di qualcuno) in uno spazio di comunicazione aperto al pubblico significa anche esporsi alla denuncia per diffamazione, di cui in questo caso mi sembra che ricorrano gli estremi.
Dal mio punto di vista, ho il dovere di tutelare sia la libertà di espressione dello studente sia, soprattutto, il prestigio professionale dei miei docenti, che costituisce il patrimonio più prezioso della nostra scuola e (insieme alla qualità degli studenti) il principale fattore del suo successo.
L’attacco personale alla Prof. Siniscalchi resta sul blog a dimostrare la nostra volontà di tenere aperto questo spazio di discussione senza ricorrere allo strumento della censura se non in casi estremi: ma esso costituisce soprattutto un esempio di ciò che non si deve fare se non si vuole far chiudere questo spazio di discussione.
La morale è sempre la solita: la libertà è garantita finché non se ne abusa e finché non si sollecitano nostalgie autoritarie; e la democrazia funziona se fra i soggetti si sviluppano il dibattito e la critica: non l’insulto o l’urlo sguaiato.

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