«Ebbene, a che cosa serve il latino?» si chiedeva uno studente di prima qualche giorno fa.
Ci ho pensato e, per una volta, non credo sia possibile cavarsela dicendo: «Diccelo tu, che hai scelto questo tipo di scuola». Come se non si sapesse quanto poco consapevole e quanto casuale sia spesso la scelta della scuola superiore: «É vicina a casa»; «Me l’hanno consigliata i prof delle medie»; «Ci teneva tanto la mamma»; «Pensavo che la sperimentazione di fisica si facesse in palestra…».
Certo, lo studente in questione diceva che il latino gli piace, ma niente è più aleatorio degli interessi di un quattordicenne e ciò che oggi dà piacere, domani pesa come una montagna: ci vuole qualcosa di più.
Ovvio che la domanda «A che cosa serve il latino?» possa essere considerata ingenua e incompleta. Potremmo chiederci anche a che cosa servano la filosofia, gran parte della storia, la storia della letteratura italiana, la storia dell’arte, la letteratura inglese, la geografia astronomica e, a volte, persino la matematica e la fisica (che per alcuni alunni sono più misteriose dei dogmi della fede).
Il problema è che nella nostra cultura e nella nostra scuola si incontrano e si scontrano due tradizioni: quella antichissima, greca, del sapere per il sapere e quella baconiana – cartesiana del sapere che deve essere utile. Ma perché non parlarne?
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2006/10_Ottobre/30/vaticano.shtml
A cosa serve il Latino? A nulla. Lo dice un ex-studente di liceo classico. E non e’ una questione di pensare che il sapere vale solo se e’ utile. E’ che nel liceo Classico si attribuiscono delle proprieta’ magiche al Latino che esso non ha. Si dice che il Latino serve per imparare a ragionare. La matematica, la filosofia o un cruciverba non raggiungono lo stesso risultato? Si dice che e’ la base della cultura Occidentale. Ma se tanto non si impara ne’ a parlare ne’ a leggereil Latino con un minimo di fluidita’, allora che senso ha.