ROBERT DEVEREUX, 2ND EARL OF ESSEX

Il primo sospetto mi venne il giorno in cui l’operaio che rumorosissimamente si attardava con l’infernale falciatrice sotto le finestre della mia classe a tagliare e ritagliare l’erba, parve seguirmi sotto ogni aula in cui mi spostavo.
Il giorno seguente, poi, lo vidi al bar della scuola e non mi sfuggì il suo schietto accento del Kent.

M’insospettì anche una sconosciuta, procace commessa bionda e occhi azzurri che amsizzò (trad. di: trashed, dall’it.:AMSA) le mie lezioni di storia inglese per due settimane entrando e rientrando in classe per futili motivi.

Il dubbio prese maggiore consistenza quando api, ragni ed altre amene creature entravano non autorizzate dalle finestre aperte ed intrattenevano gli esilarati studenti in piena spiegazione.

Un giorno, al top della lezione, là dove un prof non è più uomo ma titano, ben cinque studenti prezzolati interruppero a catena la lezione sui Sea Dogs elisabettiani per chiedere dizionari, righelli, compassi, persino il numero di una ragazza.

Il dubbio si fece certezza quando il giorno seguente, durante la lezione su Elizabeth, il possente elicottero che ogni mezzodì sorvola la scuola cingolando qualsiasi lezione, anzichè proseguire alto per la sua destinazione, si avvicinò in un fragore assordante e si fermò in hovering a mezz’aria giusto fuori dalle finestre della mia classe. Non mi fu difficile a quella distanza, pur tra il frastuono, il polverone sollevato dal rotore e i quaderni che volavano per ogni dove, cogliere il ghigno ironico del pilota e il suo inequivocabile dito indice.

Che un prof. d’inglese si schieri per il grande Thomas Becket contro il suo re Henry II, passi. Per l’eroico Sir Thomas More contro Henry VIII può ancora andare. Per i capitani dei galeoni spagnoli rapinati in pieno Atlantico dai Raleigh, Drake e compagnia, va beh. Ma che sostenga le Mary Tudor, Mary Stuart e addirittura strizzi l’occhio al Rey Prudente Felipe II de Castilla y Aragón, rey de Nápoles y duque de Milán,ecc.ecc… arcinemico di Elizabeth I Tudor, pare un po’ gravino.

Come ora so, il mio caso venne discusso in ambienti altolocati e qualche pezzo grosso disse “Enough!“. La cosa passò di competenza all’Intelligence Service britannico.
A “Legoland”, sede dello stesso, nel maestoso e un po’ batmaniano edificio di Londra, la pratica venne sbrigata “in a couple of minutes”, in due minuti, mettendola nelle mani esperte dell’agente Raleigh (un caso?), uno specialista.
Un fax cifrato giunse il giorno stesso a Milano, alla sede locale dell’ente culturale britannico. L’azione di contrasto attivata prese il nome di “Operation Essex“. Capito? Operation Essex, come l’amante fedifrago di Elizabeth I

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *