Quinta X. Consegno la verifica di filosofia. Non è andata male, il voto più basso è un 5+, ma è molto probabile che qualcuno abbia copiato: stessi errori, stessa costruzione del discorso, stessi fraintendimenti del testo.
Uno dei più probabili copiatori, Mazzola, che è così colto da pensare che il Tassoni sia l’inventore della cedrata, conferma le mie supposizioni con un’uscita polemica: «Professoreeee – dice con uno strascicato accento padano – perché ci ha fatto buttar via trentamila lire per un libro che parla solo di due filosofi?».
I compagni gli gridano in coro: «Scemo! Scemo!». In effetti è un autogol clamoroso: dimostra di non aver letto il libro e di essersi accontentato di un’occhiata superficiale.
Mi amareggia però che ne faccia una questione di quantità.
Paggi tenta di consolarmi: «Non si preoccupi, Professore, Mazzola apre la bocca soltanto quando non ha niente da dire». É vero, ma non mi fa star meglio. Possibile che, con tutta la mia fatica, la curiosità intellettuale non l’abbia nemmeno sfiorato?