Sabato mattina. Ancor più degli altri giorni, il sonno regna sovrano e incontrastato in ogni studente. Cosa c’è di meglio, per svegliarsi, di una visita guidata al Museo della Scienza e della Tecnica? Molte cose a dire il vero, ma alla 4B è toccata questa… Il cielo plumbeo non è certo d’aiuto per gli studenti già in uno stato di semi-catalessi e non c’è da stupirsi, quindi, se all’arrivo al museo quasi tutti si muovono per inerzia e con gli occhi semichiusi. La visita verterà sull’elettromagnetismo. Fin dal primo momento i miei, ma non solo miei, pregiudizi vengo inesorabilmente sfatati: infatti la visita non consisterà in un noioso monologo di un uomo innamorato di Gauss, ma sarà piuttosto una sorta di verifica tramite esperimenti di leggi che già conosciamo o che a breve studieremo in classe. In ognuno di questi vengono coinvolte più persone, ognuna delle quali svolge una precisa funzione. Il risultato risulterà a volte perfino esilarante: qualcuno rinchiuso in una gabbia di Faraday, qualcun altro che prende scariche elettriche a tradimento ecc. La cosa utile di una simile esperienza è mettere in condizione noi studenti di arrivare tramite ragionamento alle cause che producevano gli effetti da noi osservati sperimentalmente. Insomma, sfatati i pregiudizi secondo i quali il museo è solo ed unicamente un luogo di noia perpetua e all’uscita mi allontano con la speranza (e quasi la convinzione) di aver capito per la prima volta un fenomeno fisico… Speriamo in bene…