Riconosco nella simpatica ironia del pezzo l’indole e l’intelligenza dell’autore, ma anche una leggera impronta ?franchiana’; suppongo pèrò che questo sia solo frutto di una immotivata presunzione?
Al di là di ciò, le righe di Luca mi inducono ad una riflessione.
Nel dialetto del mio paese, seppellire si dice mett via, cioè mettere via, archiviare.
Il Monumentale, prima di essere un museo a cielo aperto, è un cimitero, un luogo che racconta tante storie ormai archiviate. I ragazzi archiviano più che mai!
Anche il dolore più intenso, fortunatamente, si archivia. La vita di chi ci sta intorno è concepita come una specie di espressione chiusa tra due parentesi tonde e la nostra vita è un’espressione costituita da tante parentesi tonde? Più tardi ci si accorge che le tonde sono incluse tra quadre, queste ultime tra graffe e, per quanto si semplifichi, raramente il contenuto delle parentesi è irrilevante. Allora ci si interessa delle storie raccontate dalle tombe e si capisce persino che esse fanno tutte parte di una lunghissima espressione che è la storia, cioè, in gran parte, la nostra vita!
Caro Luca, sapere che i miei studenti possono giocare a nascondino tra le tombe del Monumentale è una delle poche ragioni che mi inducono a continuare nel mio lavoro: è la constatazione che la vita è forte, e il sapere che essa vi presenta ancora solo parentesi tonde è sottilmente rassicurante?