Questa mattina, questa caldissima mattina di fine giugno, per di più tempo d’esami, alle 5,00 non riuscivo proprio più a restare a letto. così mi sono alzato per ritirarmi in quello che in quasi tutte le famiglie è, se la fortuna assiste, l’ultimo angolo di tranquillità di ogni padre e, data l’ora, lo era davvero.
Questa mattina niente letture culturali, soltanto un po’ di Littizzetto.
Poi, anche a prendersela comoda, alle 7,00 ero più che pronto e allora, via, in sella alla mia vecchia e cigolante bicicletta. Gli undici chilometri che mi separano da scuola in queste mattine luminose sono un anticipo di Paradiso (così, quand’anche in quello lassù non mi volessero, potrò sempre consolarmi).
Era presto e pedalavo placido ruminando pensieri ed ecco presentarsi nitida l’immagine della via che affianca la scuola. É una via ampia, curata, con la sua brava targa: «Via del Volontariato». Nobile intenzione quella dell’Amministrazione Comunale. Purtroppo, tragica ed involontaria metafora, all’ingresso è ben visibile un segnale stradale: «Strada senza Uscita».
Mi veniva la malinconia ogni volta che ci pensavo. Questa mattina, poi, mi sembrava intollerabile. così, ho imboccato deciso una stradina di campagna determinato a trovare un passaggio per Via del Volontariato. Ebbene, c’è! Ancora meglio è andata al ritorno, quando ho tentato un percorso leggermente diverso.
Che gioia aver rovesciato la metafora: dove auto e TIR non possono passare, la mia vecchia e sgangherata bicicletta, aiutata da un po’ di sudore, non ha trovato ostacoli, dove amministrazioni ed imprese devono arrestarsi, i poveri mezzi del volontariato giungono a destinazione.
C’è ancora speranza!